Per ammissione degli stessi banchieri, i guadagni dell’ultimo periodo sono straordinari: nel 2023 oltre 13 miliardi di surplus.
La tassa sugli extraprofitti bancari ha mandato nel panico gli azionisti italiani negli ultimi giorni ma, facendo un’analisi pià approfondita, ci si può accorgere facilmente di come le perdite di questa settimana siano solo un briciolo dei guadagni registrati quest’anno dagli istituti di credito.
Il primo prelievo di questa imposta dovrebbe aggirarsi sui 2,7 miliardi di euro, una cifra minuscola se confrontata con i ricavi del 2023 di cinque delle pù importanti banche del territorio: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bpm, Bper e Mps. Questi istituti, nel primo semestre di quest’anno, hanno incassato 13,4 miliardi di euro. Il motivo? L’aumento dei tassi di interesse.
La tassa sugli extraprofitti
Importante sottolineare, comunque, che la tassa sugli extraprofitti non limerà questi oltre 13 miliardi di ricavi bensì il margine di interesse. Si tratta, in sostanza, della differenza tra l’incasso della banca su mutui e prestiti e quanto l’istituto versi ai clienti per depositi e conti corrente.
A beneficiare del boom dei profitti di quest’anno sono stati principalmente i dirigenti e gli azionisti bancari: i lavoratori del settore non hanno visto il loro stipendio alzarsi di un centesimo. I sindacati hanno chiesto un piccolo aumento, di 435 euro lordi al mese, che è stato bloccato dall’Albi, associazione delle banche italiane. Questa resistenza, visto il surplus registrato nel 2023, proprio non si spiega.